Foto di Annalise Batista da Pixabay The Collage Post

The Collage Post

L’impatto sociale del fenomeno dei manga, nato in Giappone e in espansione nel mondo, è qualcosa di veramente straordinario. Basti pensare che nel paese del Sol Levante esistono addirittura dei cantanti manga, e sono frequenti i raduni di ragazzi che si vestono da manga per celebrare i loro personaggi preferiti. Molte persone pensano che i manga siano rivolti soltanto ai ragazzini: in realtà esistono fumetti di diverse categorie, anche per un pubblico adulto. In Giappone i manga rappresentano il 50% dei libri venduti.
Alcuni manga hanno suscitato pesanti polemiche per il loro contenuto, come lolicon e shotacon, che rappresentano ragazzini dai 7 ai 13 anni circa in atteggiamenti sessualmente espliciti.
I rapporti raccontati in questi fumetti possono essere classificati come pedofilia, ebefilia, efebofilia o pederastia.
Dopo alcuni fatti di pedofilia che hanno visto coinvolte persone ossessionate da questo tipo di fumetti, i cosiddetti otaku, sono state emanate in Giappone delle normative che regolano il contenuto sessuale esplicito di opere che abbiano come personaggi protagonisti bambini o bambine.
Mi chiedo come sia possibile che prima di tali fatti nessuno si fosse posto il problema dei contenuti pornografici dei manga.
L’opinione pubblica resta però nettamente divisa sull’argomento.
I detrattori dei manga sostengono che fumetti, videogame e anime lolicon incoraggino la pedofilia e incrementino i crimini sessuali.
Le persone a favore dei manga affermano che i crimini riguardanti abusi sessuali sui minori siano molto diminuiti rispetto agli anni Sessanta e Settanta, epoca che coincide grosso modo con la nascita dei fantasy in stile lolicon, e che le immagini lolicon non riflettano i reali desideri dei lettori, non inducendoli o ispirandoli quindi a commettere crimini. Questi fumetti, al contrario, rappresenterebbero uno sfogo a pulsioni irrealizzabili; pertanto, la soppressione dei manga potrebbe portare a un aumento degli abusi su minori.
Ben pochi lettori di manga lolicon si sentono spinti a commettere atti criminali: nella cultura otaku, il lolicon è piuttosto “la più conveniente forma di ribellione contro la società”.
I sostenitori dei manga lolicon ritengono che questo genere non debba essere equiparato alla fotografia o al cinema porno che coinvolgono persone minorenni: i materiali lolicon rappresentano una sessualità di fatto del tutto artificiale, che si allontana dalla realtà e permette di ri-orientare la propria libido e il proprio desiderio verso figure immaginarie scaturite dalla fantasia e mai in nessun caso esistenti nel mondo reale. Ciononostante alcuni otaku “si sentono esclusi e ai margini della società, quasi come fossero una sorta di maniaci attratti dalle bambine”.
Alcuni paesi considerano pedopornografia le forme sessualmente esplicite di lolicon. Questi fumetti sono stati vietati in diversi stati del mondo: in Australia, Canada, Nuova Zelanda, Norvegia, Sudafrica e Svezia ne è stato reso illegale il commercio, la distribuzione, la fruizione e il possesso.
Le leggi olandesi che riguardano la pornografia, modificate nel 2002, definiscono pedopornografia “immagini realistiche di minori in comportamenti sessualmente espliciti”, escludendo quindi il lolicon poiché non può essere considerato realistico.
In Italia il lolicon non è illegale poiché le leggi sulla pedopornografia non possono perseguire gli autori dei disegni che, in quanto tali, non coinvolgono persone reali. Tuttavia la Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha creato una sorta di grey area.
Tra i paesi in cui la legalità di questo genere di pubblicazione è oggetto di discussione vi sono il Regno Unito, gli Stati Uniti d’America e lo stesso Giappone.
La questione è stata rimessa all’ONU tramite una proposta di legge che prevede di classificare i manga come materiale pedopornografico.
Restiamo in attesa di sapere se il progetto verrà approvato, modificato o respinto.

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