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Il Bestiario è un testo che descrive gli animali fantastici e reali.

Le origini del Bestiario le troviamo nel De Bellico Gallico di Giulio Cesare. Il testo racconta quanto segue: “C’è un bue, dalla forma di cervo, che in mezzo alla fronte, tra le orecchie, ha un corno unico, più alto e più dritto di quelli a noi noti: sulla sommità il corno si divide in ampie diramazioni. Uguale è l’aspetto della femmina e del maschio, con corna di identica forma e grandezza.”

Da questo testo si evince che il mondo romano ha un rapporto immaginistico con la natura, la quale è popolata da animali fantastici.

Il primo Cristianesimo si appropria delle immagini di animali fantastici del paganesimo dandogli propri significati.

La prima opera letteraria che dà origine ai Bestiari è Il Fisiologo. Quest’ultima opera è stata scritta ad Alessandria d’Egitto in un ambiente gnostico tra il II e III secolo d.C.

Esso contiene una descrizione di animali, piante e pietre (immaginari e reali) che venivano descritti in modo allegorico, attraverso brani delle sacre scritture. Tale testo ha una funzione pedagogica e morale di come essere buoni cristiani.

L’uomo usa gli animali come proiezioni delle proprie fantasie.

Un altro animale fantastico lo troviamo nelle Operette morali nel “Cantico del gallo silvestre” di Leopardi, che scrive quanto segue: “Affermano alcuni maestri e scrittori ebrei che tra il cielo e la terra, o vogliamo dire mezzo nell’uno e mezzo nell’altra, vive un certo gallo salvatico; il quale sta in su la terra coi piedi, e tocca colla cresta e col becco il cielo”.

Occorre fare alcune precisazioni: la prima è che in questo periodo non sussiste una visione razionale e scientifica della natura. La seconda è che l’uomo in questo periodo crede che anche se una cosa non si vede non vuol dire che non esista. La terza l’uomo è attratto dall’ignoto invisibile.

Il Cristianesimo medioevale ha maggiore sensibilità verso gli animali, che vengono visti come elementi di congiunzione tra la terra e l’aldilà. L’uomo non sa se trattare gli animali come uomini o considerarli come un’unica comunità di esseri viventi.

Nel VII e VIII secolo d.C. nasce un nuovo genere letterario chiamato il Bestiario.

Tali opere trattano solo di animali fantastici e reali. Essi fanno chiare allusioni alla sacra scrittura. La natura viene descritta come un libro divino. L’uomo non fa nessuna differenza tra animali fantastici e reali. I Bestiali fanno una netta distinzione tra bene e male. L’unicorno rappresenta Cristo mentre il drago rappresenta il diavolo. L’unicorno è un animale feroce che si ammansisce alla visione di una vergine: questa scena rappresenta l’incarnazione dello Spirito Santo. Gli uccelli rappresentano le classi sociali: questo lo si ha anche nella predica degli uccelli di San Francesco. In tali testi viene ripresa la genesi sottolineando il passo in cui Adamo dà i nomi agli animali.

Tali testi hanno un significato allegorico usato dai monaci durante la messa.

Nel XII e XIII secolo con il Bestiario di Oxford si perde il significato allegorico. In tale periodo con Marco Polo scrive Il Milione , in cui sono presenti animali fantastici.

Anche nell’Orlando Furioso sussiste un altro animale fantastico che è l’ippogrifo.

Dante apre la Divina Commedia con le tre fiere che sono lonza, leone e lupa.

Nel XII secolo viene scritto il Bestiario amoroso, che ha un intento erotico.

Anche l’arte viene invasa da questi animali fantastici e li troviamo nei quadri, nelle decorazioni architettoniche della chiesa, nei mosaici.

Nel ‘700 gli animali vengono descritti con le loro fattezze, ma le fiabe di tutto il mondo hanno traghettato gli animali fantastici dai Bestiari a noi.

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