
THE COLLAGE POST Foto di husssam jaafar da Pixabay
In questo articolo affronteremo il tema dell’Isis. Nella prima parte tratteremo l’Isis in maniera generale, facendo riferimenti al libro di Francesco Borgonovo Tagliagole. Nella seconda parte faremo riferimento alle teorie del professore Alessandro Orsini sul l’Isis.
Prima parte
Lo stato islamico si muove come una corporation e i suoi metodi sono al servizio della religione, la quale rende senza quartiere la lotta dell’Is e lo dimostra il nome dell’organizzazione. Sui giornali l’abbiamo conosciuta come Isis. Coincidenza vuole che sia il nome della dea egizia Iside in italiano.
Il primo aspetto dello stato islamico che richiama il nostro mondo è un certo capitalismo. Gli uomini in nero si sono imposti sul mercato come una corporation decisa a schiacciate la concorrenza. Questa corporation assume giovani offrendo un’ampia gamma di posizioni lavorative, che vanno dalla manodopera della guerra santa a reclutatori in Medio Oriente e in Occidente, dove domina il disagio, ma ci sono anche persone di alto profilo. L’Is fa pubblicità tramite il suo ufficio comunicazioni che utilizza i social network e internet. L’Is si limita a massacrare i civili per poi montare il video come un reality e spedirlo a televisioni e siti internet.
L’Is ha avuto successo ed è riuscito a ottenere molti finanziamenti. Lo stato islamico gestisce importanti somme di denaro derivanti dai giacimenti di petrolio, dalle centrali elettriche in Siria, da donazioni di privati, dal riscatto di rapimenti, dal pagamento degli infedeli della jizya che ammontano a 720 dollari per ogni uomo adulto, da traffici di essere umani derivanti dell’immigrazione clandestina, ossia i trafficanti pagano un pizzo agli islamici locali per i loro traffici.
La cattiva accoglienza degli immigrati clandestini può aumentare il rischio che qualcuno ne viva il disagio e decida di sposare la causa del l’Isis.
Questa organizzazione ha deciso di coniare una nuova moneta, la dinar in oro, argento e rame. Questa moneta dovrebbe far uscire i musulmani dal sistema economico globale. Il dinar è disponibile in sette monete diverse.
Per arruolare nuove persone l’Isis gioca la carta della dolce vita. Coloro che si arruolano nell’Isis girano filmati nei quali gli associati soggiornano in alberghi a cinque stelle, con comfort di ogni genere. L’Isis offre un lusso riservato ai miliziani provenienti dall’estero.
I foreing fighters sono immigrati di seconda o terza generazione, che non si sentono di appartenere ai paesi che gli hanno dato la nazionalità. Queste persone si arruolano nell’Isis per via di una ribellione alla vita occidentale.
Ma sussiste anche un flusso di donne che sposano la causa dello stato islamico. La donna dovrà occuparsi di fare figli, confinata in casa a pulire e cucinare. Queste donne sono fiere di far parte di un gruppo che vuole formare un nuovo mondo.
L’espansione dell’Is corporation ha portato benefici ai suoi dipendenti. Nel 2010 un soldato dello stato islamico guadagnava 41 dollari al mese, oggi ne guadagna dai 200 ai 600 al mese a seconda delle missioni che svolge.
Lo stato islamico è diventato il nemico numero uno e si è espanso in Siria e in Iraq, provocando migliaia di morti. Gli Stati Uniti nel 2014 hanno formato una coalizione di stati per bombardare le zone controllate dal califfo. L’intervento militare non ha avuto i risultati sperati.
Lo stato islamico si basa su un principio enunciato nell’ebook chiamato The Islamic State 2015. Nell’ebook viene spiegato che lo stato islamico non considera le Nazioni Unite un’entità legittima, quindi non negozia con i poteri forti. Esso non riconosce gli accordi Sykes-Picot, che definiscono una nuova configurazione del Medio Oriente, e non riconosce i confini stabiliti dalle Nazioni Unite e pertanto continuerà a rompere i confini e continuare la battaglia. Lo stato islamico non riconosce il fondo monetario internazionale. Esso è l’unico stato libero dall’interno mondo.
Nel libro Black Flags i jihadisti considerano la Tunisia un avamposto da cui procedere alla conquista dell’Europa, compresa l’Italia. Nel testo Black Flags from Rome si parla dei confini tunisini facili da passare e degli arsenali da violare per appropriarsi di armi e missili da puntare sull’Italia.
L’Isis vuole costituire uno stato con un califfato adatto al XXI secolo. L’Isis ha una certa sensibilità nei confronti della popolazione, puntando ad aver consenso tra la popolazione tramite il coinvolgimento dei capi tribù, dando risorse in gestione alle tribù locali.
Lo stato islamico non ha confini, ossia ha confini mobili destinati a espandersi. Tutto il mondo deve diventare terra dell’Islam. La battaglia si concluderà quando tutti gli infedeli saranno convertiti o uccisi. Occorre dire che molti islamici sono pacifisti e non sgozzerebbero gli infedeli o compierebbero stragi. Ma ciò non significa che gli uomini del califfato agiscano fuori dal confine dell’Islam.
I messaggi video sono rivolti sia ai nemici che ai potenziali amici. Tali video rivelano molto dei miliziani, della loro competenza e della loro cultura. Le inquadrature cambiano, pertanto le telecamere sono almeno due. Dietro a questi video c’è un lavoro molto accurato. I jihadisti sfruttano le tecniche horror, del gore e dello splatter, ma in realtà producono snuff movies, film in cui le sofferenze e i massacri sono reali.
C’è un punto centrale del libro Tagliagole nel quale l’autore scrive una cosa molto importante, che anche io ho sottolineato in un mio precedente articolo, “Un terribile amore per la guerra”, che fa riferimento al libro di J.H. Il punto è che l’Occidente rifiuta l’idea che la violenza faccia parte dell’essere umano. Nel momento in cui si cancella ogni forma di violenza le persone la ricercano in forme più estreme in nome di un ideale fittizio. Secondo il mio modesto parere questo rifiuto rende perdenti gli occidentali, i quali soccombono come Penteo perché non vogliono riconoscere la violenza come parte dell’essere umano.
Seconda parte
Secondo Orsini non sussisterebbero problemi sostanziali per sconfiggere in tempi brevi l’Isis, il quale è avanzato facilmente quando non ha trovato nessuno davanti a sé ed è arretrato facilmente quando ha trovato davanti chi gli si contrapponeva. I jihadisti non conquistano lo stato in modo frontale, perché sono troppo deboli. Essi devono confidare che lo stato sia debole. Nei paesi in cui lo stato è forte ci sono solo degli attentati, ma non conquista di intere porzioni di stato.
L’Isis sussiste perché le potenze che dovrebbero combatterlo hanno deciso che deve continuare a esistere.
Le potenze che dovrebbero combattere l’Isis si dividono in due grandi blocchi contrapposti.
Il primo blocco è formato da Russia e Iran. Il secondo blocco è formato dagli Stati Uniti e dai Paesi del Golfo Persico.
Entrambi i blocchi hanno l’obiettivo, non quello di sconfiggere l’Isis, ma quello di strapparsi a vicenda pezzi di territorio nel tentativo di diventare più ricchi e più forti degli altri. Questo ha dato grandi spazi di manovra all’Isis di espandersi anche fuori dal territorio nativo.
Fino al 2003 Siria, Iraq e Iran formavano un cordone protettivo per la Russia, ma dal 2003 gli Stati Uniti si sono appropriati dell’Iraq e hanno provato un processo di estensione verso l’Iran, mentre in Siria hanno appoggiato i ribelli che destabilizzano il paese.
In Medio Oriente dodici stati sono in buoni rapporti con gli Stati Uniti, i quali non riescono a prendere la Siria e l’Iran.
Eliminare dalla Siria l’Isis significa ridare stabilità al paese e questo gli Stati Uniti non lo vogliono, così possono sostituire un governo nemico con un governo amico. Un secondo motivo per cui gli Stati Uniti non intervengono con un esercito a terra è che la Siria è sotto il dominio Russo e per tale motivo non vale la pena sacrificare soldati. I russi non combattono contro l’Isis perché sanno che gli Stati Uniti vogliono prendersi la Siria.
Sia gli americani che i russi pensano che occorra prima mettere le mani sul governo in Siria e successivamente occuparsi dell’Isis.
I due blocchi agiscono in Medio Oriente in modo diverso. Gli stati alleati agli Stati Uniti barattano il petrolio in cambio della liberazione della paura di essere uccisi, mentre il blocco dell’Iran investe le proprie risorse per destabilizzare le monarchie, per rovesciare i governi sunniti e per instaurare governi sciiti filoiraniani.
I paesi del Medio Oriente non hanno bisogno di Israele per odiarsi tra loro, perché vivono nella paura quotidiana delle rivolte interne.
Quando l’Isis conquista un territorio, ristabilisce subito acqua ed elettricità, ma tali servizi sono molto costosi. Avviene anche un aumento delle pene corporali per coloro che si discostano dalle regole morali imposte dall’Isis.
L’Isis ha sempre preferito impiegare le proprie risorse nella costruzione del Califfato in Siria e in Iraq, piuttosto che colpire l’Occidente.
Le organizzazioni jihadiste, che lottano per instaurare il Califfato in casa propria, accrescono il numero degli attentati terroristici all’estero quando arretrano sul proprio territorio.
I jihadisti agiscono come noi, ovvero i terroristi odiano coloro da cui sono attaccati o da cui sentono di essere attaccati.
Da qui si evince che i terroristi sono dotati di razionalità e di intenzionalità. I jihadisti colpiscono i paesi da cui sono attaccati.
La domanda che spesso ci facciamo è: l’Isis colpirà l’Italia? Se l’Italia non colpirà l’Isis, essa non verrà colpita dall’Isis. Prendiamo l’attentato del 13 novembre di Parigi: può essere letto in due modi. La prima lettura è che i terroristi hanno voluto colpire la Francia. La seconda lettura è che i terroristi hanno voluto premiare l’Italia.
Se la Francia continuerà a bombardare l’Isis e l’Italia continuerà a non farlo, la Francia continuerà a subire attentati mentre l’Italia no.
Sotto la voce “complotto jihadista” ci sono tre fenomeni: i tentativi di organizzare un attentato in una città; gli attentati effettivamente realizzati e i tentativi di impiantare cellule jihadiste.
Per capire i capi dell’Isis Orsini cerca di esaminare la loro mente attraverso tre tipi di documenti:
- Le testimonianze orali che si dividono in tre gruppi: 1) il modo in cui i terroristi uccidono le loro vittime; 2) il tipo di vittima prescelta; 3) la giustificazione dell’omicidio.
- Documenti scritti.
- La rivista mensile dei jihadisti.
Da questi documenti Orsini trova nei jihadisti una “mentalità a codice binario”, ossia una mentalità che riduce la realtà in due categorie: bene o male.
Esempio emblematico: noi vediamo i jihadisti, i militari e i volontari occidentali, mentre il jihadista vede i combattenti jihadisti (sono i buoni) e i militari e volontari (sono cattivi), pertanto meritevoli di essere uccisi.
L’educazione è alla base dell’organizzazione della società. Tuttavia il rapporto tra educazione e organizzazione sociale si basa su una reciproca influenza. Occorre che tale mentalità venga sorretta dalla società. La società jihadista ha otto pilastri che la sorreggono:
- Sacralizzazione della tradizione.
- Isolamento dalle altre culture.
- Autarchia.
- Ipersocializzazione, ossia il jihadista deve spogliarsi di ogni autonomia di pensiero e deve conformarsi.
- Ortodossia: ogni credenza deve conformarsi alle dottrine dominanti.
- Olismo: il tutto deve prevalere sulle singole parti.
- Centralizzazione politica.
- Misoneismo, ossia le novità costituiscono un pericolo.
Per intraprendere la strada per diventare jihadisti c’è un percorso a tappe.
La prima tappa è la marginalità sociale, da non confondersi con l’emarginazione sociale. La marginalità sociale è una condizione socio-psicologica che non ha nulla a che vedere con l’aspetto economico della persona. Pertanto una persona ricca può soffrire di marginalità sociale.
La seconda tappa è la disgregazione dell’identità sociale. Il soggetto cerca una via per uscire dal proprio dramma.
La terza tappa è la ricostruzione dell’identità sociale, in cui si ridefiniscono le caratteristiche del proprio sé in base all’ideologia radicale che hanno acquisito. Questa tappa, la ridefinizione del proprio sé, porta alla ricerca di altre persone che abbiano le stesse idee.
Le ragioni per cui le cellule gestite dall’Isis sono fatali sono:
- Soldi.
- Addestramento.
- Armi.
- Contatti con altri jihadisti.
- Una forte motivazione psicologica.
Le roccaforti dell’Isis sono state liberate, ma l’Isis rimane sempre un’organizzazione terroristica che continuerà a compiere attentati contro le città occidentali.